Speciale presidenziali polacche 2025

di Fabio Turco

Il 18 maggio le cittadine e i cittadini polacchi si recheranno alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali, un appuntamento di primaria importanza nel calendario politico del Paese.

Prima di tutto è importante capire quali sono le funzioni del presidente della Repubblica di Polonia:
è il comandante supremo delle Forze Armate, di cui in caso di guerra nomina il comandante in capo; ratifica e revoca gli accordi internazionali e nomina o licenzia gli ambasciatori; ha diritto di iniziativa legislativa, ovvero può presentare propri disegni di legge. Soprattutto rappresenta l’ultimo passaggio dell’iter legislativo. Tutti le leggi promulgate dal parlamento passano per la sua approvazione. È sua prerogativa esercitare potere di veto. In tal caso il ddl dovrà essere votato nuovamente dal Sejm, la camera bassa del parlamento, che potrà superare il veto solo con la maggioranza di tre quinti dell’aula. Un’altra possibilità è che il presidente rinvii la legge al vaglio del Tribunale Costituzionale, oppure firmi con riserva, approvando la legge ma rinviandola allo stesso tempo alla valutazione della stessa corte.

Questi ultimi scenari - il veto e il rinvio al Tribunale Costituzionale - si sono verificati spesso durante l’ultimo anno e mezzo, ovvero da quando si è insediata l’attuale maggioranza parlamentare, costituita dalla coalizione centro-liberal-progressista guidata da Donald Tusk. Il presidente uscente, che manterrà la carica fino al 6 agosto, è Andrzej Duda, espressione del partito conservatore e sovranista Diritto e Giustizia, che ha governato il Paese dal 2015 al 2023. Duda ha sfruttato la sua posizione di contrappeso al cambio di colore del governo, ostacolando di fatto l’attività della nuova legislatura.

Si può capire quindi come le imminenti elezioni abbiano una valenza determinante per l’esecutivo in carica. Qualora dovesse vincere un candidato che rappresenta uno dei tre partiti di coalizione l’attività legislativa ne beneficerebbe sicuramente. Al contrario, chi si oppone al governo, ritiene che la vittoria di uno dei candidati di opposizione sarebbe una bocciatura nei confronti del governo.

Per vincere al primo turno un candidato deve ottenere il 50,01% dei voti. Si tratta di uno scenario praticamente impossibile. Con ogni probabilità si tornerà a votare il 1 giugno, nel turno di ballottaggio tra i due candidati che avranno ottenuto più voti.

I protagonisti

Il candidato liberale Rafał Trzaskowski - Foto di Tomasz Waszczuk/PaP

RAFAŁ TRZASKOWSKI

È il candidato di Coalizione Civica (Ko), il partito con maggior peso all’interno della coalizione di maggioranza. Trzaskowski è il sindaco di Varsavia dal 2018 (rieletto nel 2024), lo possiamo definire un liberaldemocratico. Poliglotta – parla sei lingue tra cui l’italiano – è alla sua seconda candidatura alla poltrona presidenziale. Nel 2020 subentrò in corsa a Małgorzata Kidawa–Błońska (attuale presidente del Senato) per sfidare Andrzej Duda. In quell’occasione rappresentò un elemento di novità e rivitalizzò le speranze di una Coalizione Civica, che stava vivendo un periodo di difficoltà. In poco più di un mese riuscì a ricucire il gap. Alla fine vinse Duda, ma con un distacco molto limitato.

Considerato l’astro nascente del partito, Trzaskowski si è trovato giocoforza a svolgere il ruolo di delfino di Tusk quando questi è tornato sulla scena nazionale. L’anno scorso ha sconfitto il ministro degli Esteri Sikorski alle primarie interne per il ruolo di candidato presidenziale. La sua campagna non è stata particolarmente brillante e ha mirato soprattutto a rincorrere gli elettori di destra, puntando sui temi della sicurezza e dell’immigrazione. Partito con un ampio vantaggio nei sondaggi è stato protagonista di alcuni inciampi.

A rappresentare un punto di svolta in negativo è stato un dibattito pubblico organizzato nella cittadina di Końskie l’11 aprile. La pessima organizzazione da parte del suo staff ha creato una vera e propria trappola: quello che era partito come un confronto a due con il suo principale sfidante, il candidato di PiS, Karol Nawrocki, si è trasformato in una giornata di caos, che ha visto Trzaskowski bersaglio di attacchi da tutte le parti. Da quel momento il suo vantaggio si è ridotto sensibilmente. Mantiene ancora un discreto margine, che dovrebbe garantirgli il primo posto al primo turno, ma in vista del ballottaggio non potrà più commettere altri errori.

Il candidato conservatore Karol Nawrocki nel suo studio - Foto di Mikołaj Bujak/IPN

KAROL NAWROCKI

È il candidato a sorpresa di Diritto e Giustizia (PiS). Una vera e propria scommessa del leader Jarosław Kaczyński che lo ha voluto fortemente nonostante il parere contrario di buona parte del partito. Nawrocki è il presidente dell’Ipn, l’Istituto della Memoria Nazionale, ente divenuto fortemente politicizzato proprio negli anni di governo di Diritto e Giustizia. In passato è stato anche direttore del Museo della Seconda guerra mondiale a Danzica, ma non ha nessuna esperienza politica pregressa, e questo dall’inizio è stato un problema: un dossier su sue passate frequentazioni con personaggi discutibili dell’area neonazista ha rischiato di minare da subito la sua candidatura. Superato quell’ostacolo, la sua campagna è stata silenziosamente efficace permettendogli di ricucire piano piano il distacco da Trzaskowski. I temi presentati al suo elettorato sono quelli classici della destra: sicurezza, immigrazione, tagli alle tasse. Rispetto a Trzaskowski, ha potuto contare sul vento di ritorno del trumpismo, presentandosi come l’interlocutore ideale di Trump, e quindi garante del dialogo e della sicurezza del rapporto con Washington.

Dai venti punti percentuali di distacco a gennaio, si è passati ai quattro punti di inizio maggio. Soprattutto è riuscito a rintuzzare la risalita di Sławomir Mentzen, il candidato di Konfederacja, che rischiava di sorpassarlo da destra. Una decina di giorni fa però Nawrocki è incappato un brutto pasticcio che rischia di compromettere le sue ambizioni di vittoria. Dopo aver dichiarato pubblicamente di essere proprietario di un solo appartamento, è emerso che in realtà ne possiede un secondo, più la metà di un terzo. Il secondo appartamento sarebbe stato acquistato a un prezzo piuttosto basso da un suo ex vicino di casa garantendo all’uomo che avrebbe potuto continuato a vivere lì, e che si sarebbe occupato di lui. In realtà il signor Jerzy - questo il suo nome - è finito in una casa di riposo l’anno scorso, e pare che Nawrocki sia venuto meno alle sue promesse. Ora è in corso un tentativo di riabilitazione da parte del suo staff, pare che l’appartamento verrà devoluto a un’associazione caritativa e il signor Jerzy potrà tornarci a vivere. In ogni caso è una storia che lascerà degli strascichi.



SŁAWOMIR MENTZEN

Sławomir Mentzen è il candidato del movimento di estrema destra di Konfederacja, partito nazionalista, anti-ucraino e ultraliberista. Da un po’ di tempo Konfederacja sta cercando di rendersi più presentabile, allontanando i soggetti più radicali e folkloristici ed evitando di calcare troppo la mano su temi sensibili.

Presentatosi come candidato anti-sistema, per un paio di mesi Mentzen ha dato l’impressione di poter insidiare seriamente il secondo posto di Nawrocki, ma a un certo punto la sua stella pare essersi offuscata. È accaduto quando sono iniziati i dibattiti pubblici tra i vari candidati, un contesto in cui Mentzen ha dimostrato di non trovarsi particolarmente a suo agio. Inoltre non ha ricevuto grande riscontro la sua idea per cui “in un mondo ideale” l’istruzione dovrebbe essere a pagamento. Giunto alle soglie del 20% tra fine marzo e inizio aprile, oggi i sondaggi lo danno intorno al 12% con un trend negativo. Un suo exploit è altamente improbabile, considerando che tendenzialmente Konfederacja va meglio nei sondaggi che alle urne. Durante l’intera campagna ha mantenuto un patto non scritto di non belligeranza con Nawrocki, che è venuto però a cadere dopo lo scandalo dell’appartamento.

Ad ogni modo, anche se non dovesse arrivare al secondo turno Mentzen sarà decisivo in un modo o nell’altro, se deciderà di dare o meno l’endorsement al candidato di PiS. Cosa che al momento non è affatto scontata.

Ritaglio di uno degli ultimi sondaggi, commissionato dall’emittente televisiva TVN

Le seconde linee


SZYMON HOŁOWNIA
Szymon Hołownia è il candidato di Terza Via (Trzecia Droga), la mini coalizione che riunisce Psl e Polonia 2050, il suo partito. Hołownia è un personaggio di peso all’interno della coalizione di maggioranza, essendo l’attuale Maresciallo del Sejm, ovvero lo speaker del parlamento polacco. Ex presentatore televisivo è salito alla ribalta politica nel 2020 quando si candidò per elezioni presidenziali. In quell’occasione accarezzò a lungo la possibilità di essere lui lo sfidante di Duda al ballottaggio.

Alle ultime elezioni parlamentari Polonia 2050 ha fatto molto bene, aggiudicandosi un notevole 14%, ma da allora le cose sono cambiate e il consenso è sceso notevolmente a causa della sue posizioni troppo conservatrici sulla questione dell’aborto. Allo stesso tempo Hołownia che aveva ottenuto molta popolarità a inizio legislatura per la sua capacità di gestire i lavori parlamentari è caduto un po’ in disgrazia.

La sua campagna elettorale è stata quasi inesistente fino a quando non è stato rimesso involontariamente in gioco in occasione del già citato dibattito di Końskie. Hołownia ha criticato aspramente l’intenzione originaria di una sfida a due tra Trzaskowski e Nawrocki e con un coup de théâtre ha annunciato che si sarebbe presentato anche lui all’evento. Seguito anche da buona parte degli altri candidati, ha costretto Trzaskowski ad aprire il dibattito a tutti, ottenendo un importante successo personale. Sfruttando la sua abilità oratoria e la sua innata capacità al dibattito è riuscito a risalire la china. I sondaggi pre elettorali lo danno intorno al 7%, un tesoretto che potrebbe porlo in una situazione simile a quella di Mentzen, solo dall’altra parte della barricata.

MAGDALENA BIEJAT

Magdalena Biejat è la candidata di Nowa Lewica, la componente di sinistra interna al governo. Anche sua campagna è stata involontariamente rilanciata a Końskie, riuscendo a guadagnare diversi punti percentuali: a oggi dovrebbe essere intorno al 6-7%. Anche lei si è rivelata molto brillante nei faccia a faccia. Una scena in particolare merita di essere raccontata, perché è già entrata di diritto nella storia dei dibattiti presidenziali.

Siamo a Końskie, la sera del dibattito. Karol Nawrocki si presenta sul palco con due bandiere. Una è la bandiera polacca che pianta sulla propria pedana, l’altra è una bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+, che decide di “regalare” polemicamente a Trzaskowski. L’intento è chiaro: identificare se stesso come il presidente di tutti i polacchi, mentre il sindaco di Varsavia sarebbe il presidente solo di alcuni. Trzaskowski, che non sta certamente vivendo la serata migliore della sua carriera politica, sembra impacciato e goffamente mette la bandiera sotto la sua postazione. A quel punto interviene Biejat, che va da Trzaswkoski, prende la bandiera e dice “io non me ne vergogno”. Una mossa che da sola le vale un paio di punti.

Su Biejat c’è da dire un’altra cosa. La sua è stata una campagna a 360 gradi contro tutti i candidati. Contro quelli della destra ovviamente, contro i suoi alleati di governo, ma anche e soprattutto contro una parte del suo ex partito, ovvero contro Adrian Zandberg, candidato di Razem, che le contende la palma di principale esponente della sinistra polacca.


ADRIAN ZANDBERG
È stato una delle sorprese della campagna. È il candidato di Razem, formazione politica di sinistra nata nel 2015 in cui ha militato per anni insieme a Biejat. Razem era confluito qualche anno più tardi insieme ad altri partiti all’interno di Lewica (Sinistra) partito che avrebbe dovuto essere la casa comune della sinistra polacca. Non è stato proprio così. Sono stati anni di litigi e scissioni interne. L’ultima è stata quella che ha visto Zandberg e altri fedelissimi lasciare il partito dopo la vittoria alle elezioni parlamentari - ma prima che il governo si insediasse - perché a sua detta la coalizione che si stava formando non avrebbe permesso la realizzazione di alcuni punti della sua campagna elettorale. Con il passare del tempo le critiche al governo sono aumentate e la spaccatura con Biejat e i suoi si è fatta sempre più larga. In sostanza Biejat rappresenta la corrente riformista che mira al cambiamento dall’interno, Zandberg quella massimalista. Questa campagna presidenziale ha messo l’uno contro l’altro gli ex amici, che grosso modo hanno lo stesso programma (un punto su tutti il diritto alla casa), ma che lo fanno da presupposti molto diversi. Zandberg ha guadagnato consensi per il modo in cui ha criticato Trzaskowski. Paradossalmente la sinistra polacca potrebbe ottenere il miglior risultato da anni, superando il 10%. Ma se così sarà, sarà una vittoria che sarà più che legittimo definire di Pirro.

Il “ratto” della bandiera arcobaleno effettuato da Magdalena Biejat.


Gli altri

In totale i candidati presidente sono 13. I sei sopra elencati sono quelli che in un modo o nell’altro lotteranno per raggiungere o superare il 5% e quindi hanno una certa rilevanza. Non vanno tuttavia trascurati neppure gli altri. Ogni voto conta, anche i loro. In ordine alfabetico:

Artur Bartoszewicz, Grzegorz Braun, Marek Jakubiak, Maciej Maciak, Joanna Senyszyn, Krzysztof Stanowski, Marek Woch. Tra questi gli unici due che hanno delle possibilità di raggiungere il 2% e forse qualcosina di più sono Gregorz Braun e Krzysztof Stanowski.

Braun è un ex esponente di Konfederacja, fuoriuscito dal partito per le sue posizioni troppo estremiste. È quello che un po’ di tempo fa spense l’Hanukkah con un estintore durante una seduta parlamentare. Fa parlare di sé più che altro per le sue intemperanze, ma qualche voto qua e là lo raccatta.

Krzysztof Stanowski, è un giornalista e youtuber, creatore di Kanal Zero, piattaforma informativa che da un paio d’anni sta riscuotendo molto successo. L’impressione è che abbia approcciato questa campagna elettorale più per pubblicizzare il suo canale che per reali ambizioni. Non si esclude però che questa sua sortita politica non possa ripetersi. Intanto qualche simpatia antisistema la prenderà, soprattutto a destra.


I possibili scenari


In parte lo abbiamo già anticipato in tutto quello che abbiamo scritto sopra: lo scenario per il primo turno si presenta già delineato. Il candidato più votato sarà molto probabilmente Rafał Trzaskowski. Sarebbe davvero una sorpresa se non fosse così, e una batosta storica per le agenzie che effettuano i sondaggi. L’obiettivo del sindaco di Varsavia dev’essere quello di tenere il secondo - probabilmente Nawrocki – in una forchetta tra gli otto e i dieci punti percentuali al di sotto. Allo stesso tempo scendere sotto il 30% sarebbe un segnale molto pericoloso in vista del ballottaggio.

Il candidato di PiS sarà salvo sorprese il suo sfidante. Nawrocki dovrà cercare di limitare il più possibile lo svantaggio per poi giocarsi le sue carte al secondo turno. Sarà quindi decisivo quello che accadrà nelle due settimane che intercorreranno tra il 18 maggio e il 1 giugno.
La campagna di Trzaskowski non si può più permettere il minimo errore. Quella di Nawrocki deve cercare di far dimenticare il pasticciaccio brutto dell’appartamento.
Il 21 maggio si terrà un dibattito televisivo tra i due sfidanti mentre il 25 maggio a Varsavia si terrà la cosiddetta Marcia dei Patrioti, che a dispetto del nome non è un evento organizzato dai partiti di destra, ma da Coalizione Civica. Il partito di Tusk spera di replicare quanto avvenuto a ottobre 2023, quando tre settimane prima delle elezioni una grande manifestazione diede la spinta decisiva verso la vittoria.

L’altra grande incognita è come si posizioneranno gli altri protagonisti della corsa elettorale. È presumibile che Hołownia e Biejat sosterranno Trzaskowski – non fosse così ne andrebbe della tenuta del governo – mentre non è altrettanto scontato che Mentzen lo faccia per Nawrocki. In questo caso la via più probabile è che agli elettori venga data libertà di scelta. Una scelta che potrebbero seguire anche tutti gli altri, Zandberg in testa (è improbabile che i suoi elettori possano votare Trzaskowski). Insomma, la partita è decisamente aperta, e dal suo esito dipenderà il futuro del presente governo.

Da tenere in grande considerazione anche gli indecisi, che i sondaggi danno intorno all’8%, e la mobilitazione generale. Alle parlamentari del 2023 fu decisivo l’alto tasso di affluenza alle urne, che fu del 74,3%. In questo caso ci si aspetta un’affluenza sensibilmente inferiore, soprattutto tra le donne, che hanno vissuto una sorta di disillusione per la mancata realizzazione della promesse sulla questione aborto.

In Polonia è molto difficile che un esecutivo cada in anticipo e forse non sarà questo il caso, ma in caso di sconfitta di Trzaskowski, potrebbero emergere diverse ruggini. D’altra parte in caso di vittoria, il governo dovrà spingere a tutto gas fino alla fine della legislatura, nel 2027, non avendo più scuse per non realizzare le riforme promesse.

Centrum Report