Václav #18

20 settembre - 4 ottobre 2019

Apriamo questo Vacláv con le elezioni polacche del 13 ottobre, ormai dietro l'angolo. Si tratta dell'appuntamento più importante dell'autunno centro-europeo, e non solo perché la Polonia è il Paese con maggiore peso specifico della regione. Le elezioni, fino a prova contraria, incoroneranno ancora Diritto e Giustizia (PiS), il partito di Jarosław Kaczyński e del premier Mateusz Morawiecki, dimostrando che il populismo vincente di governo non è soltanto una prerogativa ungherese.

Nello stesso giorno urne aperte anche a Budapest, per le comunali. Anche qui, per l'opposizione liberale sarà dura. Quasi certamente István Tarlós, candidato di Fidesz, il partito al potere dal 2010, verrà confermato sindaco. In Repubblica Ceca e Slovacchia, sempre a proposito di cose politiche, diamo conto del fallito impeachment contro il presidente Miloš Zeman e della costruzione di un'agenda liberale ed ecologista da parte dell'omologa Zuzana Čaputová, che viaggia controcorrente rispetto al discorso generale che caratterizza in questa fase la regione.

Ma il Vacláv, come ormai sapete, non è solo un concentrato di notizie dai palazzi del potere. Dunque spazio ai Fridays For Future di Budapest, al conflitto calcistico-diplomatico tra Ungheria e Slovacchia, alla questione della fede per le minoranze sessuali slovacche e a quella del lavoro per i carcerati cechi. Non manca un omaggio, doveroso e inevitabile, a Karel Gott, grande cantante ceco scomparso nei giorni scorsi.

Buona lettura! 
 

POLONIA

Elezioni, conto alla rovescia
Mancano pochi giorni alle elezioni parlamentari – si vota domenica 13 ottobre – e la riconferma al potere di Diritto e Giustizia (PiS), la forza populista che ha governato in questa legislatura, appare ormai scontata. La media dei sondaggi pubblicata da Youtrend dà il partito di Jarosław Kaczyński e del premier Mateusz Morawiecki a un passo dal 45% delle preferenze. La Coalizione civica, il cartello a trazione liberale, viaggia invece al 26,8%.

La sorpresa dovrebbe essere il ritorno della sinistra in parlamento. Lewica, la formazione che raccoglie tre distinti soggetti della sinistra polacca, Wiosna, Razem e Sld, è data al 12,8%. Lotterà invece per superare la soglia di sbarramento dell’8% fissata per le coalizioni il raggruppamento composto dai popolari (Psl) e da Kukiz’15: fluttua intorno al 6%. Non dovrebbe farcela invece Konfederacja, la lista dei partiti di estrema destra, stimata al 5%.

Come quattro anni fa l’immagine è quella di un Paese spaccato in due, tra la sua anima più tradizionalista e conservatrice, e quella più progressista e liberale. Una scissione che si articola su più livelli, come viene ben raccontato da Politico. Uno dei temi che più hanno diviso in questa campagna è la questione della comunità Lgbt+, vero e pronto fronte tra tradizione e modernità. I liberali propongono unioni civili, i populisti attaccano le minoranze sessuali, bollandole persino come una nuova espressione del comunismo. Un termometro di queste tensioni è stata la marcia dell’uguaglianza tenutasi a Lublino il 28 settembre. Ci sono stati scontri tra la polizia e i contromanifestanti. Trenta gli arresti. Ne ha scritto la Reuters.

Il potere di Rydzyk
Sempre a proposito di Chiesa, il New York Times dedica un ampio approfondimento al prelato più potente della Polonia, Tadeusz Rydzyk, scandagliando il suo legame a doppio filo con il PiS e con Jarosław Kacyzński. Qualche mese fa anche Centrum Report si era occupato del direttore di Radio Maryja, con un longform a firma di Salvatore Greco.

Il welfare di Kaczyński
La giornalista Claudia Ciobanu, da anni di stanza a Varsavia, ha scritto un lungo articolo sulle politiche del welfare polacco, tra le chiavi fondamentali del consenso dell’esecutivo. Tante le misure sociali messe in campo in questi anni. Partendo dagli assegni familiari del 500+, Ciobanu si chiede se ci sia stata davvero redistribuzione della ricchezza. Intanto, il PiS ha rovesciato sul piatto nuovi provvedimenti sociali. Uno è il raddoppio del salario minimo fino a 4000 złoty (900 euro) nei prossimi quattro anni. Si tratterebbe di un esperimento di notevole portata, le cui conseguenze per l’economia sono però al momento ancora ignote. C’è poi la promessa di aumentare i fondi all’assistenza sanitaria pubblica. Secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica, nel 2016 la spesa pubblica per la sanità era di 84,6 miliardi di złoty. Il piano è di aumentarla fino a 160 miliardi (37 miliardi di euro) entro il 2024. Di questo se ne occupa Euronews.

Intanto, è entrata in vigore il primo ottobre la legge che riduce l’imposta sulle persone fisiche dal 18 al 17%. L’abbassamento riguarda i redditi inferiori a 85528 złoty, circa 20mila euro, e riguarda una platea di circa 25 milioni di contribuenti. Lo riporta Agenzia Nova.

L’aiuto di Trump
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato che la Polonia entrerà nel Visa Waiver Program, che permetterà ai cittadini polacchi di recarsi negli Stati Uniti per motivi di vacanza o di lavoro per un massimo di 90 giorni senza la necessità di un visto: a oggi era richiesto. Le autorità polacche hanno più volte esortato Washington a sbloccare la questione, e ci sono riuscite proprio a ridosso del voto. Un aiuto da parte di Trump per gli alleati sovranisti di Varsavia? Ma non è il solo timbro pre-elettorale dell’amministrazione americana. Come riporta Radio Free Europe, la Casa Bianca ha ufficializzato il dislocamento di altri mille soldati americani sul suolo polacco (a spese di Varsavia), a fronte dei già 4500 presenti. Sono inquadrati nel presidio Nato.

Fronte del carbone
La Polonia ha aperto la sua prima miniera di carbone dal 1994, vicino a Jastrębie Zdrój, nella regione della Slesia. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha dichiarato che il carbone è una risorsa strategica fondamentale. «Se vogliamo promuovere le energie rinnovabili e lo sviluppo del settore automobilistico necessitiamo di un acciaio di ottima qualità, e non possiamo avere l’acciaio senza il carbone». La Jastrzębska Spółka Węglowa, azienda proprietaria della miniera, investirà nella struttura più di tre miliardi di złoty entro il 2030.

Come riporta Euronews, il governo intende costruire nuove miniere nei prossimi anni, in contrasto con il piano Ue di eliminazione delle emissioni di Co2 per il 2050. Sull’altro fronte le associazioni ambientaliste – tiepidamente sostenute dai liberali – sono pronte a dare battaglia. Nel mirino c’è la centrale a carbone di Bełchatow, la più grande d’Europa. La Ong internazionale Client Earth ha annunciato che è pronta a intraprendere una battaglia legale con la Pge Giek, proprietaria dell’impianto, per imporre lo stop alla combustione di lignite o l’eliminazione delle emissioni entro il 2035. Ne scrive il Guardian.

Scuole, nuova protesta
Sławomir Broniarz, capo del sindacato Znp, ha annunciato che il 15 ottobre riprenderà la protesta degli insegnanti, originata da questioni salariali. Rispetto allo sciopero tenutosi in primavera, molto lungo e battagliero, cambierà la formula. Gli insegnanti saranno presenti in classe, ma non faranno nulla di più rispetto alle consegne previste per le loro 40 ore di lavoro settimanali. Lo riporta il Warsaw Business Journal.

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Centrum Report