Václav #19

5 - 18 ottobre 2019

L'inizio di ottobre nell'area Visegrád è stato monopolizzato dalle elezioni, sia in Polonia che in Ungheria. Domenica 13 i polacchi hanno votato per le parlamentari, mentre gli ungheresi per le amministrative. Vi dedichiamo ampio spazio in questa edizione del Václav. 

Risultati secondo le attese in Polonia con la netta affermazione di Diritto e Giustizia (PiS) partito nazional-conservatore al governo dal 2015. Ha conquistato il 43,6% dei consensi e ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera bassa del parlamento. Staccata la principale forza di opposizione, i liberali di Coalizione civica (Ko) che si è fermata al 27,4%. Terzo posto per Lewica, coalizione che ha riportato il centrosinistra in parlamento. Per PiS si è trattato però di una vittoria non del tutto soddisfacente: ha perso infatti la maggioranza al Senato. 

Più sorprendenti i risultati in Ungheria. Fidesz ha perso Budapest dopo nove anni. Il partito di Viktor Orbán si è confermato prima forza nel Paese, ma è stato sconfitto dalle opposizioni in sette importanti città, pur mantenendo il controllo delle campagne. Un inatteso campanello d'allarme per il premier ungherese. 

In Repubblica Ceca si voterà solo nel 2021 e i sondaggi mostrano oggi in vantaggio Ano2011, nonostante le difficoltà incontrate dal premier Andrej Babiš. Quest'ultimo vuole puntare sull'energia nucleare anche a costo di opporsi alle normative energetiche europee. In Slovacchia, invece, continuano le indagini e gli arresti legati al caso Ján Kuciak. L'assassinio del reporter freelance, avvenuto nel gennaio del 2018, scuote da allora le fondamenta del Paese.

Nel frattempo si è assegnato il premio Nobel per la Letteratura. Lo ha vinto un'autrice polacca, Olga Tokarczuk, in coabitazione con l'austriaco Peter Handke. Come al solito, spazio anche a notizie di economia, ambiente, cultura e sport dai quattro di Visegrád. Buona lettura! 
 

POLONIA

Stravince PiS, ma non al Senato
Diritto e Giustizia (PiS) si è riconfermato forza di maggioranza relativa, conquistando il 43,6% dei consensi, valsi 235 seggi al Sejm, la locale Camera bassa del parlamento. Sono gli stessi che aveva nella legislatura appena conclusa. Al secondo posto nelle preferenze, ma nettamente staccato, il cartello liberale di Coalizione civica (Ko) che, grazie al 27,4%, ha ottenuto 134 seggi. Terzo posto per la coalizione di sinistra Lewica, che con il 12,6% ottiene 49 deputati. Trenta deputati per Coalizione polacca (Kp), alleanza tra il partito contadino Psl e i populisti di Kukiz '15. Sei deputati anche per l'estrema destra di Confederazione. Un singolo seggio, infine, per il partito che rappresenta la minoranza tedesca. Ha votato il 61,1% degli aventi diritto: l'affluenza più alta di sempre per le parlamentari nella Polonia post '89.

Il trionfo al Sejm non è stato bissato al Senato, dove PiS perde la maggioranza assoluta. Per la Camera alta del parlamento, in Polonia si vota con un sistema uninominale a maggioritario puro nel quale Ko e Lewica si sono presentate con candidature unitarie, ottenendo 45 seggi. Sommati ai sei senatori ottenuti da Psl e indipendenti, diventano 51 su 100 e tolgono a PiS la maggioranza in questo ramo del parlamento. Nel 2015 il partito di Jarosław Kaczyński aveva conquistato 61 seggi. La difficoltà che può derivarne per PiS è un rallentamento dell’iter legislativo. Lo spiega Matteo Tacconi, che ha scritto un'analisi ragionata del voto polacco per l'Istituto per gli Studi internazionali (Ispi).

Dopo una legislatura passata fuori dal parlamento, le forze progressiste sono tornate in parlamento. La coalizione Lewica, costruita attorno alla figura carismatica di Robert Biedroń e sulla struttura territoriale del partito socialista Sld (che non sembrava navigare in ottime acque fino a qualche tempo fa), ha conquistato la fiducia degli elettori contrari a PiS, ma anche di quelli insoddisfatti delle politiche neoliberiste proposte dalla coalizione liberale di Ko. Zosia Wanat ha raccontato genesi e aspettative di Lewica su Politico.

A seguito di una campagna elettorale massiccia e giocata anche con il controllo totale dei media pubblici, il risultato di PiS è una vittoria indiscutibile ma incompleta. Non ha raggiunto la quota necessaria dei tre quinti del Sejm per eludere i veti presidenziali e perso la maggioranza al Senato. Christian Davies e Jon Henley hanno scritto sul Guardian un approfondimento sulle difficoltà che incontrerà PiS in questa seconda legislatura, con dei progetti radicali da affrontare e un parlamento meno favorevole del precedente per farli approvare.

Qui, infine, il diario elettorale del polonista italiano Alessandro Ajres, pubblicato su Qcode Mag.

Timori per la tenuta democratica
La vittoria elettorale di PiS allarma gli osservatori internazionali, oltre che quelli polacchi. Preoccupano le prossime iniziative politiche del partito di Kaczyński che potrebbero integrare le riforme avviate o fallite durante la legislatura appena conclusa. Madeline Roach per Al Jazeerasegnala maggiori timori per la libertà di stampa nel Paese, mentre Foreign Policy pubblica un dettagliato reportage sulle pressioni governative al sistema giudiziario.

Educazione sessuale sotto attacco
Il primo atto di PiS a risultati elettorali acquisiti, e l'ultimo di questa legislatura, è stato quello di portare in parlamento un disegno di legge denominato 'Stop Pedofilia'. Il 16 ottobre il testo ha ottenuto l'approvazione del Sejm. Qualora passi anche il voto del Senato, la legge vieterebbe ogni forma di educazione sessuale nelle scuole dell'obbligo punendo con un massimo di cinque anni di reclusione qualsiasi educatore ritenuto responsabile di svolgerla. La sera stessa del primo voto parlamentare si sono svolte manifestazioni di piazza contro il disegno di legge a Varsavia e in altre grandi città quali Wrocław. Il voto al Senato è previsto entro la fine del mese, prima cioè che con la nuova composizione sancita dalle elezioni PiS vi perda la maggioranza. La proposta di legge proviene dal movimento cattolico militante Ordo Iuris, lo stesso che tre anni fa aveva chiesto l'inasprimento della legge sull'aborto, poi bloccato in extremis dal PiS a seguito di proteste che coinvolsero centinaia di migliaia di polacchi. Se ne occupa in inglese Deutsche Welle.

La presa dei musei storici
Sulle colonne del Manifesto, Matteo Tacconi e Fabio Turco raccontano di come il governo stia cercando di controllare i tre principali istituti museali storici del Paese: il Polin di Varsavia, il Museo della seconda guerra mondiale e quello dedicato a Solidarność, entrambi a Danzica. Il tutto per cercare di dettare la propria linea politica nel modo di raccontare il passato.

Una Polonia da Nobel
In uno scenario mediatico inevitabilmente dominato dai commenti post-elettorali, non può passare sotto traccia l’assegnazione del premio Nobel per la Letteratura del 2018 – non assegnato l'anno passato – a Olga Tokarczuk. Dopo la vittoria del Booker Prize 2018, arrivata in seguito alla traduzione in inglese del suo ultimo romanzo Bieguni (in italiano, I vagabondi, Bompiani 2019, traduzione di Barbara Delfino), è giunto per l’autrice slesiana anche il massimo riconoscimento letterario mondiale. Si tratta del terzo Nobel per la Letteratura ottenuto dalla Polonia nell’ultimo mezzo secolo dopo quelli ottenuti da Czesław Miłosz nel 1980 e da Wisława Szymborska nel 1996. Fra i contributi in italiano dedicati alla scrittrice, consigliamo quello dell’esperto di letteratura polacca Francesco Cataluccio su Doppiozero.

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