Václav #48

24 febbraio - 7 marzo

Non si può certo dire che le ultime due settimane siano state le migliori trascorse dai Paesi dell’Europa centrale all’interno dell’Ue. Allo strappo finale del partito di governo ungherese Fidesz che esce dal fronte dei popolari europei del Ppe, si unisce la volontà diffusa dei governi di Visegrád di cercare delle soluzioni vaccinali fuori dalle linee Ue. Alla Commissione viene rimproverata una gestione inefficiente dell’emergenza. Tra Sinopharm e Sputnik V, trattative e consegne di vaccini non approvati dall’Ema sono all’ordine del giorno tra Budapest, Varsavia, Praga e Bratislava.

L’area non è tuttavia monolitica come certa stampa frettolosamente la descrive. Tra Polonia e Repubblica Ceca, infatti, questioni energetiche di confine saranno discusse in tribunale. Battute di dubbio gusto sui confini, oltre a una gestione poco condivisa dell’emergenza, potrebbero costare il posto al premier slovacco Matovič. Buone notizie sulla libertà d’espressione arrivano, a sorpresa, dalla Polonia dove due decisioni giudiziarie hanno rispettivamente assolto tre attiviste Lgbt+ e confermato che chiamare un movimento neofascista con il suo nome non comporta diffamazione.

Mentre infuria la terza ondata di contagi, ci siamo occupati anche di cultura con spazio ad anniversari importanti e interessanti scoperte antropologiche.

Buona lettura!



Focus covid e vaccini

Se c’erano dubbi sulla portata della terza ondata di contagi da covid-19, ormai sono dissolti. Soprattutto nell’area dell’Europa centrale, che era uscita piuttosto bene dalla prima ondata nella primavera del 2020, i numeri continuano a essere particolarmente negativi.

Il trend dei contagi è in crescita in tutti i Paesi del gruppo Visegrád. La Repubblica Ceca detiene il poco ambito primato nel numero di nuovi contagi viaggiano intorno ai 12mila casi giornalieri nelle ultime settimane. Si tratta del peggiore dato in Europa, tanto che il governo di Praga ha deciso per un lockdown severo, con il divieto di uscire se non per motivi di lavoro o sanitari. Tra le proteste dei sindacati, non ci sono limitazioni al settore industriale e manifatturiero, che quindi continuerà a funzionare normalmente e, secondo alcuni, renderà vano il lockdown. Un’analisi sul Manifesto.

Arriva intanto un inaspettato sostegno dal governo francese che avrebbe deciso, come riporta Kafkadesk, di offrire alla Repubblica Ceca 100mila dosi di vaccino. Il gesto di solidarietà non ha tuttavia mancato di indignare l’opinione pubblica francese, visto che i tassi di vaccinazione in patria sono ancora solo di poco più alti di quelli cechi.

La situazione epidemiologica diventa sempre più difficile anche in Slovacchia, primo Paese in Europa per numero di morti in rapporto alla popolazione. Il sistema sanitario è al limite, come testimonia il caso dell’ospedale di Galanta, dove su 650 operatori sanitari, 100 sono in congedo per malattia e il 70% è costantemente a contatto con pazienti positivi. La storia è su Euronews. Il governo di Bratislava ha quindi prorogato lo stato di emergenza, che è in vigore dallo scorso primo ottobre, fino al 20 marzo. Lo riporta Buongiorno Slovacchia.

Va male anche in Ungheria dove la media di nuovi casi registrati è di circa 5000 al giorno, e in aumento. Il premier Viktor Orbán ha prefigurato un periodo duro con le due settimane più difficili dall’inizio della pandemia. Per questo motivo, il lockdown parziale attualmente in essere è stato esteso fino al 15 marzo. Lo scrive Reuters.

In Polonia, il ministro della Sanità, Adam Niedzielski, ha dichiarato che il picco previsto della terza ondata dovrebbe verificarsi tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. Proprio per questa prevista impennata dei casi di covid-19 - e per alcuni ritardi nella campagna vaccinale - alcune delle restrizioni allentate nelle settimane scorse potrebbero essere riproposte di qui a Pasqua e durare fino a maggio. Via Reuters

La tendenza dei contagi nei quattro Paesi dell’Europa Centrale dal 20 febbraio al 6 marzo 2021. Via Our World in Data

La tendenza dei contagi nei quattro Paesi dell’Europa Centrale dal 20 febbraio al 6 marzo 2021. Via Our World in Data


Visti i ritardi del piano comunitario europeo, tutti i Paesi dell’Europa centrale hanno iniziato a muoversi autonomamente per l’acquisto di altri vaccini fuori dal contratto siglato dalla Commissione.

In Repubblica Ceca, il premier Babiš ha dichiarato che il suo governo è pronto ad accettare il vaccino di produzione russo Sputnik V anche se non dovesse arrivare l’approvazione dell’Ema. Ne dà notizia Open. Intanto è confermata la notizia della consegna giunta a Praga di una dose non dichiarata di dosi di Sinopharm, il vaccino di produzione cinese. Se ne parla su Politico.

Ha già detto di sì allo Sputnik V la Slovacchia, con un ordine di due milioni di dosi, le cui prime 200mila sono al vaglio delle autorità sanitarie che devono approvarne l’utilizzo. La decisione di affidarsi al vaccino di Mosca, segna un cambio di passo nella politica anti pandemica del premier Igor Matovič, che nei mesi scorsi aveva dichiarato che la Slovacchia avrebbe utilizzato esclusivamente i sieri approvati dall’Ema, l’agenzia europea per i medicinali.

La decisione ha però innescato dei forti scossoni all’interno dell’esecutivo. Ne scrivono Balkan Insight ed Euronews. Secondo quanto riportato da Slovak Spectator, non è escluso che a farne le spese sia lo stesso Matovič, che potrebbe perdere la carica di primo ministro.

Nessuna apertura polacca sullo Sputnik da segnalare. In compenso la Polonia sta accelerando i tempi per acquistare dosi del vaccino cinese Sinopharm, che non è stato ancora approvato dall'Ema. Fonti del governo confermano come il presidente della Repubblica Andrzej Duda avrebbe già discusso della futura fornitura del vaccino cinese con il suo omologo di Pechino, Xi Jinping. Lo riferisce, in inglese, Gazeta Wyborcza.

Già operative le vaccinazioni con Sinopharm in Ungheria, come avevamo accennato nel precedente numero di Václav. Tra i primi a ricevere il siero di Pechino sono stati il presidente della Repubblica, János Áder, e lo stesso Orbán. L’obiettivo è di dare l’esempio alla popolazione e vaccinare 2,6 milioni di persone entro Pasqua. Lo riporta l’Ansa.

Budapest continua a guardare anche a occidente. È stato confermato l’acquisto di ulteriori dosi di vaccino Pfizer: dalle 6,5 milioni precedentemente ordinate, si arriverà a 10 milioni e 870mila. È stato inoltre rimodulato l’impiego delle seconde dosi. Per Pfizer il richiamo verrà effettuato a 35 giorni della prima dose, anziché 21. Per AstraZeneca si attenderà invece la dodicesima settimana. Lo riporta il Budapest Times.


Slovacchia

Una battuta infelice
Una battuta rilasciata dal premier Igor Matovič ha dato vita a un vero e proprio caso diplomatico con l’Ucraina. Durante un’intervista radiofonica rilasciata all’emittente Radio Express, alla domanda su cosa avesse promesso alla Russia per accettare l’adozione del vaccino Sputnik V, ha risposto «l’oblast della Zakarpatska», una regione dell’Ucraina sud-occidentale, confinante proprio con la Slovacchia. Le autorità di Kiev hanno ritenuto inopportuna l’uscita di Matovič, esigendone le scuse. Scuse che sono arrivate tramite un post su Twitter. Ne scrive Slovak Spectator.

 

Parchi slovacchi tra i più belli d’Europa
Secondo una classifica stilata dal sito britannico Saveonenergy, la Slovacchia si posiziona al terzo posto per quanto riguarda i parchi più belli d’Europa. La precedono solo l’Ucraina e la Slovenia. Il parco nazionale più apprezzato è quello di Muránska planina, nella regione di Bańska Bystrica, che su Tripadvisor ha conseguito il punteggio massimo. Sempre su Slovak Spectator,

 

Ungheria

Fidesz lascia il Ppe
Viktor Orbán ha annunciato la fuoriuscita di Fidesz, il partito di cui è leader, dal gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo. La decisione è stata presa dopo che il partito aveva votato la possibilità di espellere dal gruppo intere delegazioni, e non più i singoli deputati. Secondo Orbán, questa mossa era il preludio per l’estromissione di Fidesz, con cui la maggioranza del Ppe era in rotta da tempo. Il partito del premier magiaro potrebbe ora unirsi al gruppo degli Europei Conservatori e Riformatori (Ecr) di cui fanno parte i polacchi di Diritto e Giustizia (PiS) oppure a quello di Identità e Democrazia, fondato nel 2019 dal Rassemblement National di Marine Le Pen e dalla Lega di Matteo Salvini. Ne scrive il Guardian.     

Ue e media tedeschi, scontro con Budapest
Il portavoce del governo, Zoltán Kovács, ha accusato la vicepresidente Ue, Věra Jourová, di ingerenza negli affari ungheresi. Jourová aveva definito l’Ungheria «un grosso problema per l’Ue». In un altro passaggio aveva auspicato un felice superamento della crisi e sottolineato che «alle elezioni dell’anno prossimo spetterà al popolo ungherese votare liberamente». Parole che non sono piaciute al governo di Budapest. Lo riferisce l’Ansa.

Sempre Kovács è stato protagonista di un’altra schermaglia, questa volta contro Deutsche Welle. Il direttore dell’emittente pubblica tedesca, Peter Limbourg, aveva annunciato l’intenzione di cominciare a produrre contenuti per il mercato ungherese, esprimendo preoccupazione per la libertà di stampa nel Paese. Kovács ha avanzato il sospetto che dietro la mossa della televisione tedesca, ci sia una sorta di imperialismo culturale. Via Hungary Today.

 

Libertà di stampa, la preoccupazione di Efj
In merito alla situazione della libertà di stampa in Ungheria, e in Polonia, si è espressa con toni molto preoccupati una lettera della Federazione europea dei giornalisti (Efj) indirizzata alla vice presidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. Nel documento si richiede alla Commissione di intervenire per far fronte alle violazioni di Budapest sullo stanziamento di fondi statali agli organi di informazione. Ciò avrebbe creato una stortura nel mercato magiaro e avrebbe indirizzato le autorità di Varsavia a seguire lo stesso percorso. La lettera completa sul sito di Efj.

Un portiere contro la legge anti Lgbt+
Péter Gulácsi, portiere del Rb Lipsia e della nazionale ungherese si è espresso contro la recente legge che impedisce alle coppie Lgbt+ di adottare bambini. Gulácsi ha rivendicato il diritto all’uguaglianza e al diritto dei bambini di crescere in una famiglia felice, indipendentemente dall’orientamento sessuale, del colore della pelle, o della religione dei genitori. Le sue parole hanno suscitato in Ungheria molte reazioni contrastanti tra loro. La storia viene riportata da Kafkadesk.


SEGUI TUTTE LE NOSTRE ATTIVITÀ. GLI ARTICOLI SU CARTA E IN RETE. I LONGFORM, STORIE MOLTO LUNGHE, TUTTE DA LEGGERE, POSSIBILMENTE SLEGATE DALLA CRONACA. GLI INTERVENTI RADIO-TV COME ESPERTI. E IL VÁCLAV, LA NOSTRA RICCA RASSEGNA STAMPA SULL’EUROPA CENTRALE.




Polonia

Praga attacca Varsavia sul carbone 
La Repubblica Ceca ha deciso di denunciare la Polonia alla Corte europea di giustizia per avere ampliato una miniera a cielo aperto di lignite. Si tratta dell'impianto di Turów, di proprietà del colosso energetico polacco Pge e che sorge a ridosso del confine ceco, nonché di quello tedesco. Si tratterà del primo caso in assoluto in cui un Paese membro dell'Ue ne denuncerà un altro alla Corte con sede a Strasburgo per una questione di carattere ambientale. Sin dal 2016 le autorità di Praga si oppongono all'espansione della miniera di Turów contestandone il devastante impatto ecologico, ma il governo di Varsavia ha ignorato sia queste proteste che il parere contrario di esperti del settore, dando il via libera all'ampliamento. La notizia su Kafkadesk

 

La Falange è fascista
Ci sono voluti quattro anni, ma il 28 febbraio la Corte suprema polacca ha confermato che il movimento di estrema destra Falange nazionale radicale (Onr) può essere considerato 'fascista'. Tutto nasce da una causa legale avviata da un militante dell'Onr ai danni di un attivista del gruppo di sinistra Lewica, che aveva definito il movimento come 'fascista' e 'xenofobo' su una piattaforma online. L'Onr è da anni uno dei gruppi che organizzano l’annuale Marcia per l'indipendenza dell'11 novembre e a febbraio un suo ex leader, Tomasz Greniuch, è stato proposto come direttore di uno dei dipartimenti dell'Istituto di Memoria Nazionale. Ne scrive Maria Savigni su East Journal


Esponenti del movimento Onr a una manifestazione mentre portano una croce celtica, simbolo del suprematismo bianco. Fonte: Gazeta Wyborcza

Esponenti del movimento Onr a una manifestazione mentre portano una croce celtica, simbolo del suprematismo bianco. Fonte: Gazeta Wyborcza

La Madonna torna arcobaleno
Elżbieta Podleśna, Anna Prus e Joanna Gżyra-Iskandar sono state assolte dall'accusa di offesa ai sentimenti religiosi. Nell'aprile del 2019 le tre attiviste Lgbt+, avevano affisso manifesti raffiguranti una Madonna con un'aureola arcobaleno nella cittadina di Płock. Era stato avviato un processo a loro carico nel quale rischiavano fino a due anni di carcere per la presunta violazione dell'articolo 196 del codice penale polacco. La decisione del tribunale che le ha assolte, riconoscendo il fatto che le tre donne manifestarono supporto alla comunità Lgbt+ senza recare offesa religiosa, è stata accolta con soddisfazione da Amnesty International e viene raccontata da Euronews.


In fuga da Lukašenko
La sezione online in inglese di Gazeta Wyborcza dedica un lungo reportage alle storie di famiglie e minori bielorussi rifugiatisi in Polonia negli ultimi mesi. Varsavia si trova ad appena duecento chilometri dal confine bielorusso e da anni accoglie una folta comunità di esuli, che vi hanno trovato riparo dal regime di Alexander Lukašenko. Nella capitale polacca hanno anche sede una televisione e una radio d'opposizione bielorussa: Belsat ed Euroradio. A partire dallo scorso ottobre, in concomitanza con l'inasprirsi delle repressioni attuate dalle autorità di Minsk nei confronti degli oppositori, il flusso di bielorussi arrivati in Polonia è tornato a crescere. Jakub Chełmiński racconta le storie di alcuni di questi esuli, costretti a scappare dal proprio Paese per tentare di costruirsi, e di dare ai propri figli, una vita normale oltreconfine.

Lo sbarco di Amazon
Il gigante mondiale dell'e-commerce è sbarcato anche sul mercato polacco, aprendo un sito dedicato. Per la verità, il colosso fondato da Jeff Bezos è presente in Polonia sin dal 2014 con nove immensi magazzini per rifornire di prodotti il resto d'Europa. Oggi, l'azienda statunitense conta 18mila dipendenti nel Paese e quest'anno aprirà un decimo 'centro di logistica' a Świebodzin, a pochi chilometri dal confine con la Germania. Amazon punta a conquistare il mercato polacco degli acquisti online, sinora quasi monopolizzato dall'azienda locale Allegro. Una torta resa ancora più attraente dalla pandemia, che ha spinto i polacchi a effettuare un maggior numero di acquisti online. Secondo stime di Pmr market express, il mercato dell'e-commerce in Polonia è cresciuto del 25,6% nel 2020 e vale oggi 17 miliardi di euro. Via Emerging Europe.


Terza pagina


Creatori di livelli
In precedenti edizioni del Václav, ci eravamo occupati della fiorente industria dei videogame in Polonia: un fenomeno decollato a partire dall'uscita del primo episodio di 'The Witcher', nel 2007, gioco ispirato al romanzo fantasy di Andrzej Sapkowski. Neppure il mezzo flop dell'atteso 'Cyberpunk 2077', uscito alla fine dell'anno scorso, sembra avere intaccato il settore e il prestigio della varsaviana Cd Projekt, l'azienda più nota del gaming polacco. Simone Benazzo indaga sulle ragioni culturali ed economiche alle spalle del successo delle 440 piccole e medie imprese polacche che oggi si occupano di creare e sviluppare videogiochi in questo articolo su Linkiesta.

Da secoli nel nome di Hus
Come ricorda Kafkadesk, il 1° marzo cade l’anniversario della fondazione della Chiesa moraviana, nota anche come Fratelli boemi, una delle più longeve esperienze religiose nate in Boemia dalla rivoluzione hussita, guidata dal famoso predicatore ceco e trascinata dal genio militare di Jan Žižka, a cui abbiamo dedicato un longform in due puntate lo scorso autunno.

Gli osseti in Ungheria
Il popolo Jász fu una tribù iranica nomade che si stabilì nel Regno d’Ungheria nel XIII secolo, arruolati dal re magiaro Béla IV per fronteggiare le orde mongole provenienti da est. Possono essere considerati gli antenati degli odierni osseti e hanno conservato la loro cultura e le loro tradizioni fino a oggi. La loro storia viene raccontata da Marco Alvi su East Journal.

 

73 anni dal colpo di Stato in Cecoslovacchia
Il 25 febbraio 1948 il Partito comunista prendeva completamente il potere della Cecoslovacchia al termino di un colpo di Stato che epurò i membri non comunisti della precedente coalizione di governo, e allineò le forze di sicurezza alle sue politiche. La vicenda viene ricordata da Kafkadesk.

Ai piedi della statua di Jan Hus, la folla di Praga in attesa del discorso del primo ministro Klement Gottwald il 21 febbraio 1948. Foto del Museo della città di Praga (muzeumprahy.cz)

Ai piedi della statua di Jan Hus, la folla di Praga in attesa del discorso del primo ministro Klement Gottwald il 21 febbraio 1948. Foto del Museo della città di Praga (muzeumprahy.cz)


Chi siamo, dove siamo  Centrum Report è un collettivo giornalistico fondato da Matteo Tacconi, Fabio Turco, Salvatore Greco e Lorenzo Berardi, tutti appassionati di Europa Centrale. Per saperne di più su di noi clicca qui. Siamo presenti in rete con un sito, una pagina Facebook e un account Twitter

Due i prodotti che sviluppiamo. Il primo è Václav, una rassegna stampa ragionata. Una bussola per capire dove va la regione. La pubblichiamo ogni due settimane. Se apprezzate il nostro servizio, invitate altre persone a fruirne!

E poi scriviamo i longform. Articoli molto lunghi, da leggere tutti d'un fiato, su cultura, storia, politica e società dei Paesi dell'Europa Centrale. Non inseguiamo l'attualità, cerchiamo piuttosto di promuovere un giornalismo lento e attento. Ecco l'archivio della sezione.



Centrum Report